La Fondazione Trianon Viviani presenta Omaggio a Mario Scarpetta in occasione del 20° anniversario della scomparsa. Di seguito la locandina dell’evento e la specifica del prezzo dedicato ai soci per la partecipazione allo spettacolo.  Si specifica che l’inaugurazione della mostra è a ingresso libero, lo spettacolo  è a pagamento. 

PREZZO DEDICATO 10 euro 

Mostra ” Il sorriso e l’attore” (ingresso libero)

“Mario Scarpetta – Il sorriso e l’attore” è un progetto realizzato come prima edizione nel 2005, ad un anno dalla scomparsa di Mario Scarpetta. Attraverso una mostra iconografica e un catalogo curati da Gianni Pinto e Pino Miraglia (rispettivamente produttore e direttore di scena di Mario), il progetto racconta la vita artistica dell’attore che si dipana attraverso una gran quantità di testimonianze fotografiche, video, grafiche e testuali.
A 20 anni dalla scomparsa del grande erede di Scarpetta, il teatro Trianon Viviani ripropone l’omaggio a Mario con una nuova edizione de “Il sorriso e l’attore” arricchendolo di nuovi contenuti multimediali e raccogliendo nuove testimonianze di grandi protagonisti del teatro italiano (Marisa Laurito, Roberto Andò, Mario Martone, Nello Mascia, Eduardo Scarpetta) che si vanno ad aggiungere a quelle di Toni Servillo, Geppy Gleijeses, Luigi De Filippo, Manlio Santanelli, Isa Danieli, Giulio Baffi, Renato Nicolini, Lina Wertmüller.
Durante la serata, saranno proiettati una selezione di foto di scena di Mario Scarpetta e video di alcuni spettacoli.

Spettacolo teatrale “Viva gli sposi” (prezzo dedicato ai soci 10 euro)

Un grande incrocio è questa operazione nata per omaggiare Mario Scarpetta nel ventennale della sua scomparsa. Attore sopraffino ed erede di una dinastia di artisti e, soprattutto, commediografi, come Eduardo Scarpetta, il compianto Mario, talvolta si è imbattuto nell’adattamento teatrale di storie provenienti dal cinema o da altri mondi drammaturgici, come fece in questo Viva gli sposi.
Dicevo “incrocio” , perché qui si tratta veramente di vie/ambienti/tipi che arrivano da lontano, ma che trovano comunanza con abitudini, aspirazioni e sentimenti narrati nella commedia napoletana. In origine sono stati letteralmente estratti tre passi che riguardano il classico e antologico “tentativo di accasarsi”, presenti nella drammaturgia di Nicolaj Gogol, Anton Cechov e Michail Zoscenko. Ora, non è questa la sede per dilungarci su La domanda di matrimonio di cecoviana scrittura, né sul più “noto” autore satirico di epoca sovietica, Zoscenko, né sul più grande utilizzatore dello skaz (la riproduzione di una narrazione orale), Nikolaj Gogol, creatore di una sua ulteriore e particolare forma di skaz, fatta di esclamazioni e giochi di parole… No, non è questa la sede.
In sintesi è accaduto che loro hanno fornito le tre piccole trame, Scarpetta le ha trascritte e ambientate nel 1930 e Io scrivente ha continuato ad “incrociare”, uniformandone la lingua in un napoletano verosimile e accentuandone la sobria – a tratti timorosa – vis comica russa o sovietica con formule più vicine al mondo partenopeo. Osservandone il risultato, riflettendo sulle dinamiche finali e, qualora ci fosse, su un possibile messaggio, alla fine si può ben desumere: tutto il mondo è paese! Inoltre, da parte mia, il tentativo che mi è sembrato realmente un  omaggio all’amato amico e al compagno di tanti spettacoli recitati insieme, al grande interprete del personaggio Felice Sciosciammocca, Mario, appunto, è stato quello di “scarpettizzare” i personaggi provenienti dalle drammaturgie appena menzionate, avvicinando i “tipi” protagonisti del mondo disegnato da maestri russi a quello creato e rappresentato dall’autore di Miseria e Nobiltà. Beninteso, non siamo nell’urbanità in cui si muoveva Feliciello, bensì in campagna, non siamo di fronte ad una trama chiusa e sorprendente come gli atti di una commedia, bensì ad un autentico e breve divertissment, ma ho avuto modo di affidarlo e di coinvolgere nella messinscena un gruppo di attori tra i più bravi della nuova generazione della città di Napoli.
E grazie a loro spero di divertire il rispettabile pubblico.